Bellissima domanda, ed esatta osservazione.
Per quanto i sostenitori dell'evoluzione insistano a tutti i costi a sostenere le loro ridicole teorie della vita casuale, non c'è nessuna reale prova di ciò.
Le proteine, le cellule e gli esseri viventi non possono in nessun modo essere apparsi per caso.
Non c'è nessun motivo per cui gli elementi chimici si organizzino casualmente in proteine, cellule ecc.
È evidente che la vita e gli esseri viventi sono un progetto ben preciso che ha richiesto diverse prove e sperimentazioni.
Da chi sia stato fatto realmente non lo sappiamo, sicuramente qualcuno che aveva la tecnologia per farlo.
La creazione divina sicuramente è una favola semplicistica che qualcuno ha inventato per spiegare qualcosa di inspiegabile.
Anche se l'essere umano vorrebbe avere una spiegazione per ogni cosa, e quando non ce l'ha è solito invocare il miracolo o la magia.
Ma non siamo più nel medioevo e dobbiamo accettare il fatto che non abbiamo ancora una spiegazione, la scienza non ha una spiegazione per tutto.
Di seguito il mio commento
Non c'è molta differenza tra colmare un vuoto della conoscenza con un essere sovrannaturale oppure con una tecnologia futurista nel passato. Qualcuno afferma che le due cose possono ben coincidere. Ma, ad essere religiosamente ortodossi, nel primo caso per lo meno non occorre domandarsi da dove il sovrannaturale sia venuto, o quando/come/dove si sia evoluto. Lo si "postula" e basta. Mentre noi potremmo ben sviluppare in futuro una nuova forma vivente "artificiale", ma con ciò non avremmo risolto lo "hard problem", ossia da dove sia uscita la vita che conosciamo. A me sembra molto più plausibile pensare che siano ambedue scarsamente credibili sia l'ipotesi del sovrannaturale, sia quella tecnologica. Soprattutto perché esistono alternative, come l'ipotesi naturalistica, così seccamente e sdegnosamente esclusa da chi sopra ha risposto alla domanda (senza peraltro rispondere sul problema dell'apparente contraddizione col 2° principio, quindi implicitamente ed erroneamente assumendola come autentica contraddizione e, quindi, come ulteriore prova dell'impossibilità dell'ipotesi natruralistica).
L'ultima parte, nella risposta di Dami Fass, è condivisibile. È vero che non sappiamo come mai le strutture dissipative - che si hanno anche in sistemi inorganici (purché aperti, sufficientemente complessi e lontani dall'equilibrio) - tendano ad assumere spontaneamente configurazioni stabili diverse a livello macroscopico, ma indistinguibili o con differenze insignificanti a livello di microstati. Nei viventi (e nei moderni sistemi esperti della tecnologia) le relazioni tra queste macro-configurazioni, morfo-strutture, sono regolate, adattabili e associate ad informazione di natura non statistico-microscopica, capace di trasmettersi e, pertanto, di evolvere vantaggiosamente. Sono esse che permettono ad un vivente di resistere, adattarsi, competere, propagarsi. Per queste ragioni non ci sono dubbi che siano elementi reali e significativi della realtà. Negarlo significherebbe dire che noi non esistiamo se non come ammassi di interazioni caotiche al livello atomico-molecolare. La microfisica è del tutto insufficiente a spiegare questa macrofisica. Le più grandi menti del mondo sono concentrate a trovare l'unità della microfisica e del cosmo, quando le leggi termodinamiche della "mesofisica" dei sistemi complessi, oltre che sconosciute, sono con probabilità indipendenti da molti dettagli del mondo submicroscopico o di quelli cosmologici. Ma nessuno sembra preoccuparsi di ciò, se non quando serve a fare previsioni nel mondo della finanza.
Nell'uomo, specie altamente sociale e simbolica, parte di questa informazione passa dalla condizione di caratteri distintivi puramente fisici a concetti, e diviene perciò oggetto di autoconsapevolezza, e ciò ci dà il linguaggio, l'intersoggettività, la coscienza di essere coscienti e la scienza.
Ma in tutti i casi non esiste nessuna contraddizione col secondo principio della termodinamica (non il terzo), che riguarda i sistemi chiusi e non troppo eterogenei e non troppo lontani dall'equilibrio. Questi sistemi piatti e amorfi sono antitetici con la vita. Purtroppo non sono stati sviluppati principi termodinamici capaci di descrivere in maniera generale sistemi dissipativi operanti ai vari livelli di complessità, così come fatto per i sistemi chiusi vicini all'equilibrio.
Quello che è certo, come Prigogine ha cercato di chiarire, è che la natura non conosce il suo futuro. Ed è grazie all'incredibile creatività e ricchezza indeterminata del possibile che una parte imprevedibile di tale "scrigno del possibile" alla fine diventa reale senza alcun bisogno di progetti intelligenti. L'intelligenza, semmai, è un prodotto dell'evoluzione, non una premessa.