giovedì 28 settembre 2017

Insegnanti divisivi

Cercavo informazioni sulla contrazione di volume nelle soluzioni (cercavo per l'esattezza un solido che messo in acqua producesse un volume di soluzione visibilmente inferiore a quello dell'acqua iniziale) e mi sono imbattuto su un suo lavoro didattico del 2006 sui volumi molari scaricabile da qui
http://www2.stetson.edu/~wgrubbs/datadriven/exercises.html (ho poi verificato tra i dati di 99 entries dall'Handbook of Chemistry and Physics che il fosfato trisodico anidro è il più indicato per ricreare un effetto abbastanza evidente di contrazione del volume, e non spiegabile col noto modello delle lenticchie mescolate tra i fagioli, ossia del riempimento degli spazi vuoti).
Già leggendo l'abstract sul Journal of Chemical Education (il volume molare di un soluto non è affatto il volume occupato da una mole di soluto nella soluzione) si intuisce come l'autore non ami accettare compromessi nella precisione con cui si definisce un concetto scientifico, che poi significa, come docente, non confondere la comprensione approssimativa con la comprensione accurata, profonda, (auto)critica.
Leggendo la proposta didattica si capisce anche che questo insegnante sa escogitare quelle attività che possono  condurre alla piena comprensione di un concetto (in chimica una "piena comprensione" è una comprensione tale da poter riconoscere e applicare le sfumature di un concetto ai casi reali, dunque non qualcosa che sfugge verso maggiori livelli di astrazione o complessità logico-matematica ma, al contrario, qualcosa di ben tangibile, che si ancora direttamente all'esperienza e al senso comune).
Non voglio arrivare a dire che gli insegnanti non divisivi insegnino tutti "all'acqua di rose".

Semplicemente dico che per un insegnante onesto e serio una dose di rischio di essere divisivo è inevitabile. 

Viceversa, insegnando all'acqua di rose si ha la certezza di non essere mai divisivo.
Cosa deve fare un insegnante che evidentemente non ama la vita facile e vuole insegnare la comprensione piena della chimica per essere il meno divisivo possibile?
Leggendo i commenti sul prof qui http://www.ratemyprofessors.com/ShowRatings.jsp?tid=392366 si nota che gli studenti che non hanno espresso pareri negativi si ritengono "fortunati", o meglio, attribuiscono parte della loro "fortuna" a se stessi ed anche un po' di merito alle caratteristiche del docente. Ancora più evidente è il fatto che i commenti negativi vanno a colpevolizzare interamente ed esclusivamente le prerogative del docente.
La dinamica dei gruppi sociali protegge il singolo individuo che ne fa parte costruendo il pregiudizio in un nanosecondo. 

È inevitabile che un insegnamento di qualità, specialmente con adolescenti in età evolutiva, crei difficoltà pur essendo calibrato per la media e la maggioranza di una classe. 

In questi casi occorre prevenire o spezzare i circoli di protezione andando ad aiutare almeno qualcuno che si trova in difficoltà e sia un po' più disponibile di altri a superarla, in modo che il superamento dell'ostacolo sia ben percepito da tutti. Anche il lavoro cooperativo può diminuire il fenomeno delle differenze di opinioni basate sulle impressioni superficiali e sui pregiudizi. Ma affinché il lavoro cooperativo si concluda con la piena comprensione per tutti è sempre necessaria una fase critica e metacognitiva in plenaria ed una di verifica, ed è in queste fasi che riemerge la differenza tra l'illusione di aver capito e l'aver capito veramente, e dove questa differenza rischia di risolversi nella colpevolizzazione dell'insegnante o dell'alunno, quando nessuna delle due logiche si dovrebbe mai applicare in una comunità educativa che funziona. Dunque alla fine è comunque necessario ricorrere alla tecnica dell'aiuto individuale "spinto", anche in una classe di cooperative learning. 
La tecnica dell'aiuto percepito come efficace anche da parte dei leader negativi (sui quali semplicemente conviene non fare nulla, poiché o capiscono da soli oppure non c'è nulla da fare) presenta problemi logistici di facile risoluzione (il resto della classe continua ad esistere, ma può essere ingaggiata per contribuire all'aiuto, oppure l'aiuto può essere fornito in separata sede) e problemi più difficili da risolvere: la stanchezza che si manifesta negli alunni nel dover seguire diversi ragionamenti  e concatenazioni logiche, con chi possiede limiti maggiori della media nell'attenzione volontaria, nella memoria a breve termine e nella capacità della memoria di lavoro, che impediscono loro di rielaborare una serie di idee per farne una sintesi. Magari alla fine di una mattinata dove questi soggetti più deboli hanno già dovuto seguire 3 materie impegnative dal punto di vista concettuale.
Qui si rischia facilmente di trovarsi a dover scegliere tra "accanimento terapeutico" e "children left behind". Allora occorre mettere uno stop e rimandare la sintesi ad un ritorno successivo.
Il problema è che i gruppi di protezione spesso non si accontentano di proteggersi creando pregiudizi ma, spalleggiati dal contesto e dalle famiglie, giungono a denigrare l'insegnante. Situazione in cui tutti rifiutano anche di essere aiutati. La spersonalizzazione dei social media oggi favorisce questo atteggiamento di facile diffamazione nei giovani e negli adulti. 
Oramai c'è poca differenza nella capacità di sospensione del giudizio tra adolescenti e adulti, dal momento che gli adulti di oggi sono vissuti immersi in un mondo mediatico dove è molto difficile non infangare e non essere infangati e dove i fatti contano ben poco.
E un insegnante su cui si è creata una narrativa basata solo su elementi retorici, chiacchiere e dicerie, indipendentemente da cosa esso sia e possa offrire realmente, è una nullità per un dirigente della buona scuola-azienda.