martedì 13 settembre 2011

Non più il libro di testo, ma molti libri veri

Commento a due articoli di Paola Limone sulla rivista Bricks, riguardanti l'iniziativa Bookinprogress e Wikibooks.

Il mio punto riguarda il testo scolastico: la sua utilità, la sua trasformazione. Se andiamo ad analizarne le funzioni, si possono riconoscere la funzione informativa-documentativa, la funzione esplicativa, la funzione di riferimento. In poche parole: la parte "bignamica", poi la parte che mi spiega e mi "parla" in modo da aiutarmi a capire, e infine la possibilità di essere trasformato in un riferimento in cui "ritrovare le cose" a distanza di tempo, che è anche il motivo per cui non vorrò mai rivendermi quel libro.
Nell'epoca in cui Internet non c'era e in cui nella scuola secondaria diverse discipline venivano identificate con i contenuti dei rispettivi libri di testo, le tre funzioni erano in essi compresenti. La comprensione poteva essere considerata un processo al limite in cui sia gli insegnanti che gli alunni potevano tendere, per quantità e qualità di conoscenze, all'ideale rappresentato dal testo adottato (il cui autore era, o comunque era considerato, un cultore-padreterno della disciplina). Che un testo sostanzialmente immutato da 30 o più anni potesse fornire una visione cristallizzata di una disciplina altrimenti dinamica, non destava alcuna preoccupazione: le conoscenze potevano anche evolvere e le discipline trasformarsi, tanto a scuola nessuno pretendeva di insegnare le discipline, ma bensì le materie scolastiche che erano, per l'appunto, un tutt'uno con la tradizione immutabile di tali tomi.

Ora, qualcosina è cambiato, anche se per la maggior parte dei dicenti (era un errore di digitazione, ma posso benissimo lasciarlo) pare che non sia accaduto nulla. Le tre funzioni, assieme alla mediazione dell'insegnante, continuano ad essere importanti anche oggi, certamente; ma non hanno più la necessità di dover coesistere in una stessa opera, sia essa cartacea, digitale o mista.
La funzione informativa - documentativa si può benissimo realizzarla liberamente e creativamente usando un noto "contenitore" autoaggiornato e gratuito, senza considerare la crescente disponibilità di opere specializzate non scolastiche in formato digitale (risparmiamo già con ciò molti alberi). I "bignami" dunque non servono più a nulla, se non a riportarci verso vecchi riferimenti culturali che non esistono più in natura.
Le funzioni esplicativa e di auto-riferimento pedagogico sono quelle che un alunno diligente dovrebbe trovare nel proprio testo, se quel testo corrispondesse alle scelte curriculari ed epistemologiche del docente e se tali scelte fossero rispettate anche nelle lezioni in classe. Solo così, in pratica, la funzione esplicativa del testo potrebbe permettere all'alunno di avere risposte a domande coerenti con quelle nate dal contesto educativo. Solo così l'alunno imparerebbe a costruirsi i riferimenti (punti o paragrafi notevoli, soggettivamente, che rendono quel libro un insostituibile riferimento alla mia preparazione) sui quali tornare ciclicamente per costruire la propria struttura narrativa-disciplinare, in corrispondenza tra testo ed esperienza in classe.

Ora, a meno di non voler congelare la didattica, o "curvarla" su un dato testo, la grande flessibilità richiesta dalla differenziazione e dalla effettiva centralità e variabilità dei bisogni cognitivi degli studenti, impediscono la scelta, o anche la semplice concezione di un testo sufficientemente adeguato a tutte e tre le funzioni. Se ci proviamo, a sceglierlo, ad usarlo, con le difficoltà di comprensione della lettura che gli studenti oggi hanno, ci ritroviamo presto con spiegazioni non richieste, esplicazioni non comprensibili e non comprese, o comprese solo in senso letterale, assenza di punti di riferimento e, al massimo, qualche tabella o schema da cui prendere dati per fare qualche esercizio. Stiamo sciupando intere foreste.

L'alternativa che resta è in effetti quella del "fai da te intelligente", come fanno o vorrebbero fare in bookinprogress: la funzione esplicativa si costruisce sulla base di ciò che funziona come esplicazione in classe, ma in classe non c'è il curriculo formale. C'è quello informale. E quello informale della classe A non è uguale a quello informale della classe B. L'importante è che il dovente (altro errore che può restare) digitalizzi, cioè "librifichi" il contenuto esplicativo efficace e che gli studianti (questo typo è voluto) costruiscano un proprio portfolio ove potersi orientare tra riferimenti autonomamente posti, su cui praticare la ricorsività, l'adeguamento, e perciò acquisire, su tale portfolio, una familiarità caratteristica della funzione di auto-riferimento analoga a quella che il "vecchio" libro di testo personalizzato dallo studio rendeva possibile.

E' evidente che il "bando dei libri di testo", e la vicarizzazione delle loro funzioni tradizionali, possono funzionare solo se il docente ha una grande esperienza e si documenta, lui, su fonti disciplinari originali e aggiornate, e non "scolasticizzate" dal mercato mediocrizzante e fossilizzante dell'editoria scolastica; solo se il nostro docente si costruisce nel tempo le proprie spiegazioni e le testa-perfeziona a scuola, avendo a che fare con studenti reali e moderni che ritengono (suppongo a ragione) di poter negoziare il contraddittorio su tutto e su chiunque, e non di essere asserviti a dettami di qualunque testo o docente emanatore di verità assoluta. A questo punto il docente diventa tanto più autorevole e più capace di riportare gli studenti al rispetto del lavoro altrui e delle fonti originali, quanto più egli è umile e perseverante nei confronti del sapere e quanto più si dimostra al tempo stesso esigente, fallace e capace di rimettere in discussione, umanamente e in modo visibile agli studenti, le sue conoscenze. Si tratta di passare dal ruolo di "trasmettitore" di sapere a quello di ricercatore, "mediatore", esemplificatore del processo di costruzione del sapere. Presentandosi con una dispensa, anche con la propria dispensa, il contenuto esplicativo è invece prestabilito e non costruito in classe. Così si massimizza la trasmissione del sapere, anziché ridurla. Poco conta che nella dispensa si siano infilati contributi di revisione di studenti di classi precedenti o "altre".

Se in questo contesto si vuol provare a sgravare e anche migliorare con nuove idee il faticoso compito di mediazione e scrittura-documentazione del docente ricercatore, l'unica soluzione mi pare consistere nell'allargamento delle comunità di apprendimento, con la costituzione di unità di collaborazione più ampie che lavorino con lo stesso materiale comune costruito in tempo reale, così come avverrebbe nel lavoro del singolo docente ma limitatamente alla singola classe. I materiali elaborati in questi contesti, infatti, non hanno alcun valore al di fuori della comunità di apprendimento che li elabora. Non ha senso impacchettare le dispense che rispecchiano un'esperienza educativa e darle a un altro gruppo. In queste comunità non circolerebbero né dispense né testi scolastici, ma molti brani tratti da testi autentici, spiegazioni costruite dal docente e validate - aggiustate nelle dialettiche di classe, strutture portatili di significati e riferimenti costruiti dai singoli alunni e almeno in parte condivise (portfolio). Gli obiettivi sono due, ugualmente importanti: impostare una didattica costruttivista, far sì che a scuola si ricominci a parlare delle discipline e del sapere autentico e non della sua contraffazione.

Wikibooks: così a occhio e croce direi che sono una buona cosa. Vedo però una difficoltà nel pensare alla trasformazione dei wikibooks in libri di testo in senso classico, cioè statico. Un problema di fattibilità; un tipo di organizzazione del libro ne esclude altre. Nell'escludere un'organizzazione si escludono contributi validi. Perché farlo? perché non ridisegnare piuttosto l'obiettivo in "wikischolars"? Non preoccuparsi tanto della creazione del libro di testo scaricabile o fruibile online, con le sue caratteristiche di completezza, coerenza stilistica e strutturale ecc. ecc. necessarie per entrare nel mercato. Ma raccogliendo, catalogando e validando col metodo tipico del wiki, soluzioni esplicative sulle quali esperti della disciplina e del suo insegnamento potrebbero interagire.
Andando a leggere gli esempi, tutti incompiuti, ci rendiamo conto che i wikibooks sono invece appesantiti dalla funzione informativa-documentativa (come autore conosco bene la preoccupazione delle parole che saltano fuori a un certo punto e bisogna aver cura di andarle a sistemare, spesso letteralmente infilare, nei "capitoli precedenti" che così rischiano di diventare sempre più infarciti di nozioni) che è utile solo nell'improbabile eventualità che un docente X adotti quel wikitomo per tutta la programmazione dall'inizio alla fine dell'anno scolastico.